Che cos’è Google Bard?
Nell’era in cui chi l’intelligenza artificiale fa sempre più parlare di sé, Google non sta certo a guardare. Dopo aver presentato Google Sparrow, il colosso torna a far parlare di sé con un’altra implementazione. L’obiettivo è rispondere più che altro all’hype che Microsoft ha generato con le ultime novità. Il motore di ricerca installato sulla totalità dei PC oggi in commercio, sfrutta da poco il Bingchat ovvero ChatGPT. Si tratta non solo di un motore di ricerca più intelligente di Bing stesso. OpenAI lo presenta come una vera e propria intelligenza artificiale che può svolgere diverse funzioni.
Se da un lato questa strada può offrire importanti novità sul tema dell’aderenza alle ricerche, non tutti sono d’accordo. Google tra tutte infatti ha sin da principio mostrato delle resistenze al trend. La posizione del colosso infatti sembrerebbe quella di tutelare i suoi utenti e sopratutto i loro dati. Dati che i più recenti chatbot sembrerebbero maneggiare con molta leggerezza. Non essendo immuni a manomissioni, questi software potrebbero generare problemi.
La privacy e la manipolazione dei dati, tra ricerche e indicizzazioni, offre molteplici spunti per riflessioni a margine. In un simile contesto, però, Google non intende certamente restare indietro. Google Bard è appunto una risposta coerente con la filosofia di Google che pur soddisfa le ultime tendenze. Un approccio più cauto quindi per Big G che mette sul mercato il suo Bard come chatbot di potenziamento per un motore di ricerca già più che collaudato.
Google Bard: la presentazione
Le prime news in merito Google Bard sono arrivate il 6 Febbraio. Il CEO di Alphabet e Google, Sundar Pichai, ha per primo espresso le sue intense aspettative su questo chatbot. La gara con OpenAI è quindi iniziata. Tutto comincia però già a Dicembre 2022 quando Google stessa manifestò l’iconico “codice rosso” in merito a ChatGPT. Dal lancio di quest’ultima tecnologia, in casa Google è scattato un vero e proprio tour de force per sviluppare un progetto coerente ma altrettanto competitivo. Degno di nota è la particolare squadra di sviluppatori tra i quali Google ha voluto inserire appunto molti specialisti in sicurezza.
Ciò che ha sempre difeso, infatti, è stata la privacy dei suoi utenti. Big G ha sempre dichiarato quest’ultima come priorità nello sviluppo di un’intelligenza artificiale. Le prime critiche infatti hanno riguardato una generale leggerezza concessa a questi bot di maneggiare dati e ricerche. In poco più di due mesi, quindi, il colosso è stato capace di mettere in piedi un progetto basato sull’intelligenza artificiale. Il progetto comincia a farsi le ossa ormai da qualche tempo ed è arrivato il momenti di interessarcene.
Cos’è Bard
Per definire questa nuova tecnologia, basta partire da LaMDA. Si perché in pochi sanno che Google in realtà non è mai stata seconda a nessuno. Ancor prima di ChatGPT, Lemoine stava lavorando a LaMDA. Oggi diremmo che questo progetto è simile all’intelligenza artificiale sviluppata da OpenAI ma faremmo un errore. Si perché c’è una piccola grande differenza tra queste realtà. Pochi dimenticano che il bot implementato che tanto fa parlare di sé ha un grosso punto debole: l’aggiornamento dei dati. ChatGPT non sa nulla della guerra in Ucraina, tanto per fare un esempio.
Il progetto madre sviluppato da Lemoine, invece, è completamente connesso con i motori di ricerca di Google. Quando si parla di LaMDA non si risale a qualche mese prima di altri chatbot. La prima versione rilasciata risale infatti a Maggio 2021. Le basi di Bard, quindi si basano su un’architettura fondata su reti neurali sviluppate da Google a partire, addirittura, dal 2017. LaMDA sta per: Language Model for Dialogue Applications.
Tutto basato sul dialogo quindi. Ecco perché Bard può ampiamente respirare in un piano competitivo con il mercato. Bard infatti utilizza un modello di linguaggio di grandi dimensioni (LLM). Un punto in comune tra i due chatbot è quindi l’architettura: Trasformer. Per comprendere Bard occorre fare riferimento appunto al suo LLM. Basti pensare ad un LLM come ad un motore di previsione anziché di ricerca.
Le basi di Bard
Per andare ancora più a fondo occorre studiare le basi effettive di questo chatbot. Alcuni tra i fattori determinanti per la sua analisi riguardano ancora una volta: sicurezza e radicamento. Questi due sono appunto i capisaldi più importanti per questa tecnologia. Le leggi sulle quali si fonda, in altri termini. Nel primo caso, infatti si dichiara che il funzionamento di Bard è basato su un modello di sicurezza aggiornato. Il modello infatti raggiunge di volta in volta una sicurezza maggiore in base ai dati inseriti dai vari crowd worker.
Se l’aspetto della sicurezza riguarda, per modo di dire, il back-end di Bard, il radicamento è senza dubbio il suo front-end. LaMDA è basato infatti su fonti di conoscenza cosiddette esterne. Mentre altri chatbot sono chiusi in una biblioteca informatica di dati limitati al 2021, Bard si aggiorna. Le metriche di base per sviluppare il modo di selezione delle informazioni sono 3. La prima di queste è appunto la sensibilità. Con questo parametro Google ha voluto rendere Bard intelligente nelle sue risposte.
Con il primo parametro si lavora sulla logica e per questo si cerca di offrire risposte logiche. Il secondo parametro è la specificità. Con questo parametro si cerca di offrire una risposta confacente alla domanda in merito appunto al livello di specificità richiesto. Più una domanda è specifica, quindi, più Bard cercherà di esserlo nella risposta. Il terzo caposaldo è l’interesse. Questa metrica si basa sul livello di profondità della risposta fornita.
Bard: una risposta diversa
Fin dagli inizi, si è sempre pensato a Google come ad un’immensa biblioteca digitale. Tramite questo server mondiale di informazioni, infatti, tutti siamo cresciuti in nozioni e informazioni. Cercare un dato specifico su Google è stato però il passato. Nell’annuncio di Bard da parte di Google questo concetto emerge chiaramente. Dalle ricerche infatti è emerso che oggi, l’utente non ricerca più ad esempio “quanti tasti ha un pianoforte a coda?”. Oggi le persone cercano informazioni non più complesse ma differenti alla base.
Una ricerca analoga potrebbe infatti essere “è più facile imparare il pianoforte o la chitarra?”. Questa domanda non richiede un repository in particolare dov’è un utente ha inserito la risposta. Un simile quesito richiede appunto uno sforzo di intelligenza da parte del motore che deve combinare più elementi, forse già presenti, sul web per elaborare una risposta. Quest’ultima inoltre dev’essere appunto logica, specifica e d’interesse. Ecco perché Bard non è un nuovo motore di ricerca. Per quello basta e avanza Google. Bard è più una web page autonoma a casella di domande. Tutto questo è contenuto nel documento di ricerca relativo a Bard.